Rilasciato il 20 ottobre 2017, “πππ’π π’ππ ππππ Γ ππππππ”, il secondo album del lugubre progetto solista “ππ»π ππ΄ππΈ” di Dehn Sora (rinomato fotografo e musicista Francese) ci accompagna verso un’amara consapevolezza: “Non esiste nulla se non il dolore quando non c’Γ¨ piΓΉ niente e nessuno disposto ad aiutarci”.
Quello che ci viene presentato Γ¨ il frutto amaro di un albero morente che infonde ad un black metal dilatato delle tinte pessimistiche con esplosioni di rabbia, causate da un senso di forte pentimento.
La dannazione raggiunge chiunque e si dirama all’interno della societΓ , colei che indisturbata strappa l’anima di chi la popola non curandosi delle conseguenze.
L’album non ha filtri e lo possiamo capire immediatamente.
Dando un’occhiata alla copertina infatti, non possiamo che rimanere colpiti dallo sguardo rassegnato di una donna, di cui non riconosciamo nulla se non lβindecisione del gesto che sta per compiere: rasarsi la testa…
Gesto che personalmente interpreto come un tentativo di ribellione verso qualcosa che sta iniziando ad essere troppo pesante e difficile da sopportare.
Ascoltando ogni frammento proposto dal poliedrico Vincent (mi piace chiamarlo cosΓ¬ per la stima che nutro nei suoi confronti) ci troviamo catapultati all’interno di una mente annebbiata dallo sconforto che cerca disperatamente di trovare il proprio equilibrio passando attraverso i suoi caotici vortici per raggiungere una quiete, pressochΓ¨ illusoria.
Tutto questo processo Γ¨ reso possibile da alternati momenti di denso dinamismo ad attimi di silenzio tagliente…
Non c’Γ¨ mai una tregua, non ci si puΓ² distrarre perchΓ© il pericolo Γ¨ dietro l’angolo e non tutti sono disposti a darci una mano quando ne abbiamo davvero bisogno.
Il tributo agli Amenra Γ¨ evidente sin dal primo ascolto, partendo dalla voce che ricorda, in quanto a stile, quella di Colin H. Van Eeckhout (Guest nella titletrack)… ma le influenze che possiamo riscontrare nell’album sono molteplici, basti pensare ai Blut Aus Nord, agli Ulver… (Giusto per citarne un paio).
In brani come βπΈπ‘ πΆππ’π₯ πΈπ πΏππ ππ’πππ πΌππ πΆπππ¦πππππ‘β¦β o βπΈπ‘ πππ’π‘ πΉπππππ πππ πΆβπ’π‘ππβ il cantato risulta carico di pesantezza e viene accostato a momenti di cupa “tranquillitΓ ”, perchΓ©?
Forse dopo una tempesta bisogna aspettare il ritorno del sole? O bisogna invece attendere che la pioggia torni incessantemente a scorrere lungo le guance come le lacrime che non ci abbandonano?
βπππ’π π’ππ ππππ Γ ππππππβ riesce davvero ad evocare paure ed ansie che tormentano l’uomo e che gli impediscono di tendere la mano verso ciΓ² che non conosce, perchΓ© come ci suggerisce proprio il titolo dell’ultima traccia e dell’album stesso…quest’ultima, insieme a quella di molti altri, finirebbe per essere morsa dall’ ignoto e da tutti quelli che in passato sono stati calpestati e privati della propria dignitΓ .
Che dire, un disco che non lascia sicuramente indifferenti ma che anzi, ci scuote da dentro e ci fa riflettere sul ruolo non definito ma al tempo stesso cruciale che abbiamo in questo mondo.
Lo consiglio? Certamente.
πΊππ.
Voto: 9
TRACKLIST
1.Aux tirs et aux traits
2.Et ceux en lesquels ils croyaient…
3.Γ trop rΓ©clamer les vers
4.Et tout finira par chuter
5.Mille autres
6.Plus une main Γ mordre