Sempre dall’Italia le sonorità cambiano dal Black Metal con gli Inferno 9, ora andiamo su un Funeral Doom lento e angosciante, una lama continua che penetra la tua carne in maniera molto lenta. Un debutto assoluto del duo lombardo e questo mi fa tremare in positivo quando uscirà il seguito. Se sono queste le premesse per una continua crescita musicale, posso dire che la classe non manca assolutamente. Le liriche sono il punto fondamentale della band, dove oserei dire che la solitudine è mista ad un’apocalisse mistica, mettendo in risalto la loro originalità con uno stampo poetico; ma non pensate a qualcosa di luminoso, no; diciamo che il chiaro/scuro è decisamente una parte principale del costrutto artistico. Ascoltando il lavoro, si riesce a dare all’ascoltatore una forte dose di disperazione e oppressione micidiale. La cosa che affascina in una maniera diversa è quella di utilizzare dei bassi elettrici al posto delle solite chitarre; riesce a dare una cupezza unica alla musica, la quale le due menti definiscono il loro stile “19th century Funeral Doom Metal”, una frequenza adottata nel periodo dell’Ottocento che rende una tendenza più malinconica mista ad una decadenza di tempi passati, ma bravi a far rivivere quello che non avverrà più. Il dialogo funzionale del growl di Jacopo Marinelli riesce a sprigionare ciò che incarna pienamente l’animo tormentato su tutto il disco, più si va avanti e più la parte remota affiora senza alcuna forzatura. Il basso di Nicole Delacroix riesce a duettare proprio con malinconie represse, incarnando i vari demoni del periodo sempre nascosti in un angolo senza una lampadina luminosa. Riesce a destreggiarsi in maniera incantevole con il pianoforte, rendendo una città senza una popolazione che prima risiedeva, dando un rumore che ora si è completamente disciolto e che il silenzio preme totalmente. “Eloquence of the Doomsday Fog”: basta ascoltare questa precisa track e capirete che le persone non servono e senza sentimenti riesci vivere senza alcun pensiero. Il pessimismo nei testi riesce ad accompagnarci in un mondo parallelo verso la morte e la disperazione continua; forse potremmo essere noi l’unico testimone di questa visione. Ascoltate per bene anche due pezzi strumentali come “The Dead Warden” e “One with the Graveyard’s Undergrowth”, se riuscite ancora a resistere dopo il doppio ascolto vi aspetto, ma sicuramente non ci sarà una possibilità, anzi, dico zero in maniera totale. “The End of All We Know” è la pietra tombale che si appoggia interamente sulla track, sicuramente i cancelli del cimitero si aprono e aspettano solo voi. La parte funebre di “Obsequies” è un quadro pittoresco come un fiume su cui prima o poi passerà il vostro cadavere…
Comsigliato; Gli Esoteric, gli Skepticism e i Bell Witch sono nomi fondamentali per tutta la scena Funeral Doom
Voto: 8
Il Cattivo Maestro
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