Chlorine spinge i limiti dell’hardcore con il loro nuovo EP omonimo

Chlorine, nel loro debutto omonimo, attinge da vari punti di riferimento all’interno del punk, del metallo e della musica estrema in generale, garantendo un EP che scioglierà i volti e farà scoppiare i timpani. Con una durata compatta di 10 minuti e suddiviso in sei tracce, Chlorine è un esercizio negli estremi. Proprio come probabile abbracciare ritornelli epici quanto colpi di batteria martellanti, la band crea un suono costantemente imprevedibile.

Il brano d’apertura “Casualty” inizia su una nota cupa. Colpi deliberati di basso e batteria lasciano il posto a chitarre incandescenti e urla ricoperte di riverbero. Vengono in mente paragoni con titanici del metallo sludge come Chat Pile. Da qui, la traccia si innalza verso un climax caotico. Il ritmo costante della canzone viene completamente frantumato da ritmi frenetici e doppiati vocalizzi maniacali. È un evocativo e agghiacciante ambiente di tonalità per l’EP.

“Salt” è la canzone più impattante dell’EP. La band si attiene alle proprie radici hardcore con chitarre che galoppano e batterie martellanti, senza dimenticare il breakdown nel mezzo della traccia che ricorda molti classici del beatdown. Tuttavia, non disposta a giocare completamente sul sicuro, Chlorine amplia questi suoni con groove di doppia cassa martellanti e una chiusura soffocantemente densa per completare la traccia. Anche nel loro momento più diretto, Chlorine rimane una forza con cui fare i conti.

La terza traccia dell’EP, “Fulfillment Center”, è senza dubbio la canzone più provocatoria che la band abbia mai scritto finora. Con una durata di soli 41 secondi, Chlorine non perde tempo ad alzare il volume al massimo. Con un riempimento di batteria ispirato ai Mastodon all’inizio, voci strappate e chitarre infuocate, la traccia è piena di aggressività e intensità. Anche se relativamente breve, “Fulfillment Center” potrebbe reggere il confronto con molte delle composizioni più esplosive del metalcore e dell’hardcore.

“Ammonia” trova Chlorine nel loro momento più intricato. I grovigli angolari della batteria evocano la sottigliezza di una traccia post-punk moderna. Tuttavia, anziché seguire quella direzione, la band accompagna questi ritmi con una frenetica folla di urla e chitarre. Dal suo punto centrale guidato dal basso infossato nel fuzz, ai momenti di quasi silenzio, fino ad alcuni dei muri sonori più cacofonici dell’EP, “Ammonia” si contorce e gira in tutti i migliori modi.

La penultima traccia “Flutter” contiene alcuni dei contrasti più marcati nel suono che l’EP ha da offrire. La traccia si apre con voci guida impazzite e strumentali simili a una classica canzone dei Sepultura. Tra questi scatti di ostilità, la band riesce a inserire alcuni breakdown giusti. La traccia presenta alcune delle linee vocali più legittimamente orecchiabili dell’album senza perdere un briciolo della sua ferocia. È un brano parco giochi che prepara perfettamente il terreno per il finale.

Con “Bug”, Chlorine riserva il meglio per ultimo. La canzone inizia con un ben definito groove di basso, prima di essere accompagnata da batterie riservate e laceranti feedback di chitarra. Quando entrano in gioco le voci, la traccia si trasforma in un irresistibile headbanger. Da qui, groove a doppia velocità e chitarre fragili guidano la canzone verso un ritornello autenticamente appassionante. La canzone cattura l’attenzione dell’ascoltatore con voci con cui cantare insieme e un brano strumentale con cui moshare.

Chlorine si stabilisce come una band da tenere d’occhio, spingendo l’hardcore ai suoi estremi più eccitanti e abrasivi nel processo.