CAVERNLIGHT- As We Cup Our Hands and Drink From the Stream of Our Ache

Conosciamo davvero le persone che ci circondano? Possiamo fidarci? Cosa ci nascondono?

Durante la nostra vita incrociamo una miriade di sguardi, contraccambiamo sorrisi, stringiamo mani, condividiamo esperienze… Ma rimaniamo troppo spesso in superficie, non comprendendo a fondo gli altri, non capendo nemmeno noi stessi.

Da questa diffidenza verso l’umanitΓ  nascono, nel lontano 2006, i Cavernlight.

“𝐴𝑠 π‘Šπ‘’ 𝐢𝑒𝑝 π‘‚π‘’π‘Ÿ π»π‘Žπ‘›π‘‘π‘  π‘Žπ‘›π‘‘ π·π‘Ÿπ‘–π‘›π‘˜ πΉπ‘Ÿπ‘œπ‘š π‘‘β„Žπ‘’ π‘†π‘‘π‘Ÿπ‘’π‘Žπ‘š π‘œπ‘“ π‘‚π‘’π‘Ÿ π΄π‘β„Žπ‘’“, il primo album della band, pubblicato nell’estate del 2017, riprende completamente i quesiti sopracitati catapultandoci in quella che potremmo definire “la commedia umana”.

 

Le influenze dei Cavernlight sono numerose… che si parli di doom, sludge, black metal o noise la sofferenza regna sovrana!

ogni fonte di ispirazione affronta un dolore imprescindibile che avvertiamo in tutto e per tutto.

Distorsioni, urla, sospiri…

La band Γ¨ riuscita a bilanciare tutte le sfumature musicali che la riguardano creando un album dai toni acidi e dalle melodie strazianti, un lavoro che rimane impresso anche a livello visivo…

un suo punto forte rimane infatti, secondo me, la copertina:

Dei Gigli morenti, abbandonati a se stessi, raffigurano noi uomini ed il nostro disperato tentativo di sopravvivere.

 

𝐴 π‘‘π‘’π‘ π‘‘π‘Žπ‘šπ‘’π‘›π‘‘ π‘‘π‘œ π‘‘β„Žπ‘–π‘  π‘π‘Žπ‘–π‘›π‘“π‘’π‘™ π‘‘β„Žπ‘–π‘›π‘” π‘‘β„Žπ‘Žπ‘‘ 𝑀𝑒 π‘π‘Žπ‘™π‘™ 𝐿𝑖𝑓𝑒…

Il lavoro viene così riassunto dalla band.

 

Incessanti martellate emotive accompagnate da una batteria incisiva e da un lamento continuo.

 

I testi delle canzoni che compongono “As We Cup Our Hands and Drink From the Stream of Our Ache” sono intrisi di immagini taglienti che possono arrivare a molti… da qui possiamo effettivamente notare l’intenzione dei componenti del gruppo di condividere, per la prima volta, la propria introspezione con noi.

 

Dalla prima traccia “πΏπ‘Žπ‘¦ π‘Œπ‘œπ‘’π‘Ÿ π‘Šπ‘œπ‘’π‘  π‘ˆπ‘π‘œπ‘› π‘‡β„Žπ‘’ πΊπ‘Ÿπ‘œπ‘’π‘›π‘‘ 𝐴𝑛𝑑 πΎπ‘›π‘œπ‘€ π‘‡β„Žπ‘Žπ‘‘ π‘‡β„Žπ‘’ 𝐸𝑛𝑑 π‘Šπ‘–π‘™π‘™ π‘†π‘œπ‘œπ‘› π‘†π‘€π‘Žπ‘™π‘™π‘œπ‘€” al brano di chiusura “𝐴 π‘†β„Žπ‘’π‘™π‘™ 𝑂𝑓 𝑂𝑛𝑒’𝑠 πΉπ‘œπ‘Ÿπ‘šπ‘’π‘Ÿ 𝑆𝑒𝑙𝑓” non si puΓ² che interrogarsi su come s’intende affrontare il lungo viaggio verso la fine che ci attende.

 

“After decades have passed,

By this foul water sustained

The harm, irreversible”.

 

Sperando di fare la differenza…

di gettare la maschera e di farla gettare anche agli altri,

di rinascere, tutti.

 

Una critica velata dai sentimenti ma che rimane pur sempre una richiesta… Quella di cambiare le cose, di continuare a lottare.

 

Intenso.

π‘Ίπ’Šπ’.

VOTO:

9

TRACKLIST:

1. Lay Your Woes Upon The Ground And Know That The End Will Soon Swallow You (07:55)

2. Constructing A Spire To Pierce And Poison The Infinite (07:13)

3. Wander, Part II (04:06)

4. To Wallow In The Filth That Dwells Where Despair Is Born (07:52)

5. A Shell Of One’s Former Self (08:31)

 

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