E dal pavese di Voghera andiamo a scoprire i folli e maniacali Black Raptus. Questo quartetto è nato nel 2018 dedito principalmente al black metal, di quella vecchia scuola che sta tornando di moda nelle produzioni del nuovo millennio facendo capire che non verrà mai dimenticata, anche se gli anni passano. Il concept di “Cold Case” è molto interessante, visto che si va a toccare dei temi come la criminalità e la follia omicida, un aspetto interessante; raccomando di leggere attentamente i testi. Musicalmente l’album si presenta come un manifesto di freddo e implacabile black metal old school, e la cosa che rende il materiale interessante è il modo su come suonano i riff così freddi e raggelanti da blast beat feroci e diretti. I 35 minuti scarsi di “Cold Case” è un folle massacro di carne umana e il mattatoio ci apre le porte alla goduria più pura facendoci sentire anche l’odore di sangue rancido. L’album sembra quasi provenire dalla madre del metal estremo come la Norvegia, e questo rende il grembo Black Raptus ancor meno gustabile alla nuova moda dei miei coglioni del black metal. Le track che ci regalano emozioni senza gridare al capolavoro, ma ci fanno godere di questo genere così maligno; vado a citare “Death Penalty” con il suo ritmo andante e continuo e una cantilena che entra dentro al nostro cranio senza mai abbandonarci, neanche per un attimo… e se non senti le note che fuoriescono dalla track citata, ti viene a mancare un qualcosa di cui non puoi fare a meno, come fosse una droga in tutto e per tutto. Si apre poi la strada sulla malinconiacon “A Beautiful Grave” dai richiami depressive, regala l’unica vera variazione della release, sviluppandosi dalla struggente introduzione acustica un oppressivo black/doom ben fatto con la giusta cognizione di causa. Pregevole, anche “Silent Enemy” lenta progressione dal mid-tempo iniziale, successivo blast beat martellante fino a farti scoppiare i timpani; da lì diventerai sordo e non recuperai mai più il tuo udito. Anche, quando viene messa in risalto la parte melodica del disco riesce a dare una marcia in più, senza cadere in un qualcosa di piatto e noioso. Lavoro semplice, ma intelligente su come è stato basato; dà una ventata di aria fresca, ma anche inquinata con un gas nervino inodore per debellare ogni umano da questo pianeta del cazzo; innalziamo la lama del coltello e tagliamoci la gola con un colpo secco e sarà tutto finito.
Il Cattivo Maestro Voto:7
Consigliato: Judas Iscatiot, Carpathian Forest
con tinte doom …
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