Anarcoterror

 

 

 

 

1) Oggi scambieremo due parole con i posseduti e malati Anarcoterror. Mi complimento per la vostra proposta musicale perché non è il canonico Death Metal che si può ascoltare così facilmente, però vorrei una spiegazione sulla vostra proposta. Provate anche a collegare tre colori e tre aggettivi che sono ben consoni per dare la giusta verve ai vostri lavori.

Farò di più: dipingerò a parole un quadro. Immagina un’altissima torre industriale di cemento, color avorio logoro e disumano, di cui sei prigioniero. Sei talmente in altitudine che da lì puoi vedere l’orizzonte esattamente a metà della tua visuale. Sopra di esso un cielo blu grigiastro, livido e nauseante; mentre sotto di esso il verde cancrena di una vasta pianura che si apre a perdita d’ occhio, fino a causarti ansia e tachicardia. Nel complesso, può rappresentare come vedo Anarcoterror. Siamo molto legati a tematiche ispirate a Lovecraft; degno di nota è anche “La casa sull’ abisso” di William Hope Hodgson, capace di immergere il lettore in un assoluto stato di angosciosa trance cosmica.

2) Come mi avete fatto notare anche voi, la vostra musica ha delle influenze chitarristiche alla Inquisit

ion… ma anche una vena morbosa che quasi quasi ti entra dentro il cervello e va a causare danni permanenti. Il tutto com’è avvenuto e quanto siete soddisfatti dei vostri lavori ancora oggi?

La svolta è avvenuta con l’arrivo di Paul alla chitarra. Il suo background è principalmente thrash classico, in larga misura americano ma anche teutonico. In più è un patito dei Voivod, cosa fondamentale oltre ad essere probabilmente la fonte di ansia che crea 

quella vena morbosa a cui alludi. Paradossalmente con il grind o il death non ha mai avuto molto a che fare; abbiamo usato questa cosa a nostro vantaggio per rimanere a cavallo tra death, grind e usbm. L’ orgoglio è la tomba della creatività (per quanto minimale possa essere nel nostro caso), la soddisfazione è nel vedere che il lavoro è stato stampato in cd e tape; so che avrei potuto fare di meglio come batterista, ma è uno dei motivi per cui continuo è combattere contro i miei limiti.

3) Siete proprio una Two men Band proprio alla Inquisition… ma oltre a questa piccolezza, per caso avete pensato con le vostre menti a qualche idea per portare la vostra musica su un palco? E la vostra scenografia potrebbe andare a prendere spunto da qualche pellicola horror a voi cara?

I brani di “Hate the Living…” li ho suonati e cantati in sala per capire effettivamente che tutto combaciasse a dovere, ma lì ho capito anche che non sarei in grado di farlo degnamente su un palco dal vivo, anche perché non ho la maniera di allenare seriamente il cantato, e soprattutto il cantato mentre suono la batteria. Un’ altra ragione essenziale per cui non intendo personalmente suonare dal vivo è la misantropia che fa da cornice: non sento il bisogno di confrontarmi, solamente l’idea di dover fare un live mi stanca. Forse complice il fatto che non riusciamo a fare molte prove. Nonostante ciò, ho immaginato una possibile coreografia live: abiti rituali simili alla cover di “Hate the Living…” e magari una ricostruzione di un sacrificio rituale (citando una pellicola) simile a “Tutti i colori del buio”.

4) “Worms from Past” e “Hate the Living, Pray the Dead”, questi due Ep sono usciti entrambi nel 2019 ma molto diversi tra di loro, il primo molto più asfissiante e lacerante durante l’ascolto, il secondo invece molto più diretto senza ricercare un qualcosa di sfibrante ma diretto e pesante. Come le cataloghi queste due release andando a combaciare il vostro stato d’animo durante l’intera lavorazione di entrambi i lavori?

“Worms from Past” è spiccatamente influenzato da “Gore Metal” degli Exhumed. Uscito nel 2015, vedeva Ale Jackson alla chitarra e al basso e Giovanni Bellosi come produttore. Sicuramente è più abrasivo e meno sofisticato rispetto a “Hate the Living…”; è essenzialmente grind con influenze death e crust (mi vengono in mente i Blood anche se siamo distanti da quel sound). Nel 2017 Ale Jackson lascia il gruppo per motivi personali. L’ ingresso di Paul nel 2018 ha consentito ad Anarcoterror di conservare un sound abrasivo ma con dinamiche sia stilistiche, sia negli arrangiamenti che ritengo distanti da “Worms from Past”. Tutto crebbe

 molto spontaneamente e a fine 2018 registrammo al Toxic Basement di Carlo Altolbelli. Se “Worms from Past” voleva essere un tributo ai capisaldi del death e del grind quali Morbid Angel, Deicide, Repulsion ed Exhumed (per citarne alcuni), “Hate the Living…” è forse una presa di coscienza della nostra identità e la rivendicazione del diritto di odiare i propri nemici fino alla morte, ed oltre; nonostante l’ incremento di bpm i brani si dilatano grazie alle linee di chitarra; la produzione è consona al genere e caotica al punto giusto, non avrei potuto chiedere qualcosa di più sporco a discapito del riffing di Paul, inoltre a livello generale non avrebbe avuto senso. Forse è meno “caveman” del predecessore.

5) La copertina di “Hate the Living, Pray the Dead” è particolare, potrebbe avere spiegazioni diverse, come l’inizio di un’iniziazione di un sacerdote verso il grande Lucifero dove va a condurre una messa nera, però può anche venire in mente un membro del KKK Americano. Quindi, quale sarebbe la spiegazione più plausibile e corretta?

Lungi da noi collocarci in qualsiasi ideologia politica, possiamo scartare a priori l’appartenenza del soggetto sulla cover al KKK, anche perché il saio del medesimo è arancione (colore attribuito alla rinascita) e non bianco; è inoltre privo di qualsiasi simbolo o stemma. È più riconducibile ad una confraternita, manca il retaggio massonico poiché sulla veste non ci sono appunto simboli o drappi peculiari che riconducano ad essa, anche se la posa può far capire la natura esoterica del messaggio. Vuole essere un’immagine appartenente alla dimensione del sogno, ambivalente ed ambigua; quindi, atta ad annullare il concetto di bene e male.

6) Trovo che la vostra grafica sia molto interessante, perché non sono delle immagini buttate a caso ma sono delle situazioni pensate con intelligenza… ditemi di più.

La cover di “Worms…” vuole quasi essere una mutazione della Trinità, con riferimenti al cristianesimo esoterici e soteriologici. Molti culti per far sopravvivere le proprie credenze all’ interno del cristianesimo hanno plasmato aspetti essoterici ed esoterici. Non ho recuperato ulteriori informazioni sull’ inferriata di una chiesa fotografata da me (sul retro del digipack), ricorda un simbolo ibrido astronomico, in parte religioso con questo triangolo isoscele che svetta in cima. Pocanzi ho descritto la natura esoterica della cover di “Hate the Living…”, coadiuvata dalla rappresentazione artistica di Moloch (tratta da un libro di Anton Nyström, penso sia un libro riguardante il folklore, volevo inserire un’ immagine di Moloch e questa era perfetta) e dell’ oroboro con scheletro (tratto da un libro di alchimia) all’ interno del digipack, quest’ ultima atta a valorizzare l’ aspetto del linguaggio criptico alchemico e del mito piuttosto di quello razionale della scienza (anche se gli alchimisti  furono i primi scienziati).

7) Un nome come Anarcoterror che obiettivi si sono prefissati e quali gradini siete riusciti a raggiungere con tanto lavoro e dedizione?

Non ci sono obiettivi particolari se non di continuare a registrare e avere più tempo per sviluppare i temi in maniera da suggestionare l’ascoltatore. Non c’è il desiderio di mostrarsi o di rivelarsi, non c’è la volontà di suonare live, né di proporre qualcosa di nuovo. Forse sono più i punti a cui non aspiriamo rispetto a quelli che perseguiamo. Forse c’è solo il desiderio di creare introspezione tramite paura e inconscio, antropologicamente intendo. Si potrebbe presupporre che anche la dedizione sia scarsa vista la nostra quasi nulla presenza nella scena e la poca voglia di intrattenere relazioni… i rapporti che a me piace costruire sono fatti di trading, usanza che sta sparendo e che pochi proseguono. Nonostante i limiti di tempo, gli sforzi sono diretti nel migliorare la tecnica per proporre al meglio il senso di misantropia e terrore cosmico che ci guida.

8) Oltre alla vostra band madre, per caso c’è in mente di portare su un nuovo progetto completamente fuori dai canoni dal globo del Death Metal e andare su correnti Black Metal?

 Ho altre due band: suono come turnista in Buio Notturno, side project del chitarrista degli Spells of Misery, band che definerei black doom per essere esaustivo. L’altro progetto è un’altra two men band, i Domegrid, una sorta di grind-noise con il basso distorto al posto della chitarra. Qualcosa di prettamente black non è contemplato, ma in futuro mi piacerebbe molto suonare qualcosa sullo stile Blasphemy, Death Worship e Revenge.

9) La chiusura è tutta vostra, con le vostre ultime frasi che lasceranno il segno su Arte Degenerata Fuckzine.

Considero il web una preziosa risorsa per conoscere nuove band, organizzare eventi e chi più ne ha più ne metta. Bandcamp è un interessante piattaforma che in maniera esaustiva concentra l’attenzione su artwork e musica, nonostante sia una vastissima libreria, non è dispersiva e puoi concentrarti sulla pagina che stai visualizzando. Offre inoltre all’ ascoltatore l’opportunità di comprare fisicamente il disco, tape o cd, oppure acquistare il formato digitale. Non sto dicendo nulla di nuovo o intelligente, piuttosto vorrei chiedere a te che nel 2020 porti avanti una zine cartacea, perché un ascoltatore dovrebbe preferire il formato digitale a quello fisico? Personalmente ho la sensazione che sia più “corretto” preferire il formato fisico: penso che trascenda il fatto di essere legati a tempi in cui si faticava a trovare un certo tipo di materiale… ritengo che il web sia saturo e che metta tutti sullo stesso piano, mentre un’etichetta che investe su una band deve concentrarsi per le proposte che effettivamente hanno un valore e di conseguenza impiega sforzi e tempo per dare una giusta forma ai gruppi del proprio rooster. Voglio sentire l’opinione di persone che hanno più esperienza di me per capire se è solo questione di collezionismo, etica o deontologia per la sopravvivenza del genere estremo. Può sembrare pura retorica, ma non la vedo così. Il prossimo step potrebbe essere la messa in discussione dell’utilità di fare live e passare ai concerti in streaming (nonostante io non vada più a molti live, non riesco più a stare in mezzo alla gente). Detto questo… Sit tibi terra levis!

Il Cattivo Maestro

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