1) Per i Deviate Damaen quale sarebbe la filosofia contorta di questa band sin dalla creazione, per voi è solo un normale progetto oppure una grande orchestra della malattia mentale?
G/Ab: Il nome della band nasce per evidenziarne l’avversione a qualsiasi forma di rettitudine conformistica, in ogni ambito, iniziando da quello politico e finendo a quello erotico passando per quello artistico. C’è un detto che recita: “la figa piace a molti, ma il cazzo piace a tutti”; ecco, a noi Dame Deviate garba solo ciò che abbiamo fra le nostre gambe.
2) Il contenuto creativo della band è decisamente non digeribile al primo ascolto perché vi sono delle sfumature particolari, in che modo è possibile che ogni singola parte artistica riesce a defluire senza forzature quindi quella genuinità merce assai rara?
Messor: Credo che la chiave sia nell’essere meno cervellotici e più istintivi. Per quanto riguarda me, almeno. Oltre che dalla bravura dei musicisti con i quali collaboriamo, indubbiamente. I Deviate Damaen sono un’entità musicale che va approcciata senza schemi prefabbricati, che riteniamo essere per miseri e mediocri. Non a caso siamo sempre stati difensori e cultori della Libertà.
3) La creazione e lavorazione di una track Deviate Damaen potrebbe ricordare un pittore che con la sua follia dal nulla riesce a posare la sua idea attraverso una tela e che in silenzio va a creare l’arte senza aver pensato a nulla durante questa fantomatica pittura?
G/Ab: Direi di no. Quando noi creiamo, pensiamo eccome. Le nostre creazioni audiofoniche e sonore sono tutte estremamente pensate e ponderate, studiate e minuziosamente concepite. Quasi nulla è lasciato al caso, se non qualche rutto scappato al momento giusto e immortalato così in un frammento di storia della Musica, come recentemente accaduto su “Rigira La Visiera, Dai!”, una traccia del nuovo album dedicata a quei frocetti di millennials coi malleoli al vento e le visiere rovesciate come scimmie, sempre chini a segarsi sui loro i-phone.
4) Il booklet è un insieme di immagini ben precise che vanno anche proprio a concentrare la parte visiva e artistica in un solo colpo, quanto tempo ci è voluto per soddisfare il vostro io?
G/Ab: La registrazione di ogni album dei DD è un’epopea che si svolge solo in minima parte in studio di registrazione; anzitutto perché la band è disseminata per tutta Italia e tante sono le collaborazioni esterne che da sempre contraddistinguono il nostro suono. E poi perché molti recitati, effetti e sfondi naturali vengono incisi presso location ieraticamente scelte proprio al fine di caratterizzarne l’aura e i riverberi, come grotte, gole, cripte, insomma luoghi talvolta decisamente impervi dove solo grazie alla maestria del nostro polistrumentista e ingegnere del suono Ark è possibile captare suoni e parti che poi saranno qualitativamente missati alla stregua di tutto il resto. Inoltre, per la composizione dei testi e della sceneggiatura dell’album sono uso ritirarmi presso siti che abbiano attinenza storico/spirituale con i temi trattati nei brani, che siano boschi, eremi, castelli o antiche dimore di protagonisti della nostra letteratura o della politica del passato. Quindi, ogni album somiglia più ad un film o ad un libro che non ad un’opera musicale; ecco perché è tradizione che le foto del booklet riportino fedelmente le tappe più importanti del viaggio; e che anche i nostri video siano composti da materiale girato lungo tutto il tragitto, dal momento del concepimento del progetto sino alla sua Deposizione alle nevi e sotto la Statua di Pasquino a Roma, momenti topici che contraddistinguono l’uscita ufficiale di ogni album dei Deviate Damaen.
5) L’intimità della vostra musica in quale modo potrebbe avvolgere e allo stesso tempo destabilizzare una persona poco conscia di quello che voi proponete?
Messor: La scomodità e scorrettezza può avere diversi effetti sulle persone, la cosa più certa e ricorrente è che i Deviate Damaen riescono a dividere diverse fazioni di pensiero in maniera non molto scontata. Trovo esperienza interessante misurarsi con la propria moralità e le sovrastrutture di retaggio sociale, per poterle spaccare e far emergere il pensiero personale, qualunque esso sia. Ammesso che questo pensiero si riveli poi politicamente scomodo per il marciume imperante, ci vogliono i coglioni per tenerlo genuino e per portarlo avanti senza svendersi o ammosciarsi. G/Ab lo ha sempre ostentato e portato all’estremo per genio ed animo realmente Punk, in maniera molto giocosa e sfacciata. È anche questione di essere padroni di sé stessi. Chi si svende per paura al pensiero umano comune, mediocre, insipido e standardizzato non è degno del nostro riguardo. Se qualcuno si sente offeso o scandalizzato ce ne sbattiamo il cazzo: non portiamo rispetto a chiunque, non amiamo tutti quanti, non siamo mai stati sostenitori dell’uguaglianza ideologica cieca ed acritica. Chi ha mente abbastanza aperta per capire lo farà, chi vuol vederci un discorso politico od ideologico se ne vada a fanculo.
6) La deviazione mentale in che modo potrebbe incarnare la vostra evoluzione musicale includendo l’atto della pazzia mista ad una perversione quasi incontrollabile?
G/Ab: Non sarà certo un anarcoide come il sottoscritto a incasellare e men che mai pilotare le emozioni e le suggestioni che un nostro album fa scaturire in chi l’ascolta. Anzi, detesterei tale prevedibilità, ed è forse il mio più grande orgoglio di Artista e di leader dei DD quello di non avere un pubblico “nostro”, ma semplicemente avere potenziali apprezzatori sciolti e imperscrutabili: “metal” “goth” “skinhead”, “punk”, “blacksters” e chi più ne ha più ne metta, per me sono solo greggi delle quali mai vorrei essere il pastore, o peggio, il loro cane da guardia. Quel che è certo, è che i DD sono parte integrante della storia della musica estrema italiana e punto di riferimento ineguagliabile per artisti ai quali la nostra strafottenza creativa e ideologica ha saputo dar forza e ispirazione; e per noi, tale consapevolezza, istoriata anche nella lunga lista delle mie collaborazioni esterne, è suprema fonte di soddisfazione. Non a caso, il rovescio della medaglia, è che sia parte dei nostri fan, sia alcune delle nostre collaborazioni, con scarso senso della dignità e ancor minore apertura mentale, si trovano ad abiurare continuamente la nostra “frequentazione”, trovandola improvvisamente imbarazzante: come se avessero scoperto che mi piace il cazzo solo da ieri. Ma leggervi qualche intervista, tipo questa, prima di chiamarmi a collaborare, no eh?! Andate a cagare.
7) Giovanni Papini in quale modo è riuscito a farsi spazio nelle vostre menti di artisti? Citate le opere che rimarranno per sempre nella storia di questo grandissimo scrittore, poeta.
G/Ab: Considerandoci un’avanguardia a nostra volta, amiamo e siamo ispirati dalle avanguardie del nostro secolo natale. Giovanni Papini è stato, come noi Dame, un cane sciolto in seno alle avanguardie futurista e post-decadentista alle quali pur ha preso parte. E, come noialtri, egli fu tutto ciò che sentì di voler essere senza curarsi di badare ad alcuna coerenza che il suo seguito reclamasse o che avrebbe reclamato in futuro: fu filosofo e polemista, poeta e divulgatore, frate e anticlericalista. Insomma, fu Giovanni Papini e basta. Abbiamo tratto spunto dal suo trattato eretico “Il Diavolo”, un’opera minore e poco conosciuta che descrive molto bene il suo approccio alla figura del “Maligno”: un approccio sprezzante tanto dei satanistelli che leccano le terga di un caprone spelacchiato come farebbero dei malati di figa con le mogli che non gliela danno, quanto di quello laicista osannato da 4 fricchettoni refrattari al bagnoschiuma. No, Satana è tutt’altro: “Satana è necessario”, scrive Papini; è drammaturgicamente necessario a vitalizzare quella Divina Commedia dantesca che ha istoriato la tradizione estetica e spirituale dell’Occidente post-pagano. Punto. Non c’è da esser d’accordo o meno, è la storia. Quindi non si può esser satanisti senza essere profondamente credenti. E lo affermo da ateo.
8) Guerra, Religione, quindi il sacro e il profano saranno una corrente che non lascerà mai la band?
G/Ab: Soprattutto la “guerra”: guerra al politicamente corretto che censura Dumbo e gli Aristogatti per azzerare l’immaginario estetico della nostra infanzia e sostituirlo con qualche minchiata multiculturalista; guerra alle panzane pandemiche imposte agli Europei solo per distruggerne l’economia, comprimerne la vitalità e anestetizzarne la reazione critica al “Great Reset”. Guerra alla sottoneria maschile verso questo neofemminismo rompicoglioni fatto solo per annichilire la potenza membrile dell’Occidente e abbatterne la demografia; e guerra a quella cagata mediatica chiamata blacklivesmatter, messa su dal baraccone progressista solo per vincere le elezioni negli Usa e, attraverso la “grande sostituzione”, presto anche in Europa. Noi ci batteremo senza tregua per difendere ciò che siamo e la nostra libertà; e lo metteremo nel culo a qualsiasi forma di censura semplicemente restando fuori da qualsiasi prevedibilità distributiva e mediatica, ma, al contempo, abbracciandole tutte. Le nostre Opere, infatti, non vanno considerate “pubblicate” inq uanto distribuite digitalmente on line e sulle principali piattaforme, o fisicamente nei negozi e per corrispondenza dalla nostra etichetta; esse esistono in quanto sono ovunque: disseminate negli anfratti naturali più reconditi, lasciate su panchine, sui monumenti e nei cessi pubblici; regalate alle persone più insospettabili incontrate per strada, nei ristoranti, alle manifestazioni, ai concerti. E funzioniamo così da 30 anni. Dunque, se anche qualche stronzo ne avesse l’intenzione, sarà molto difficile che riesca ad estirparle dalla circolazione dell’Arte libera una ad una. Questa è, essenzialmente, la nostra battaglia. Concludiamo dicendo che presto, a fine marzo, la nostra discografia si arricchirà d’un nuovo singolo che verrà inserito nella compilation curata da Antonello Cresti e distribuita dalla Hellbones Records “O Sarai Ribelle O Non Sarai”, incentrata sulla resistenza artistica alla dittatura politicamente corretta. Le iscrizioni sono ancora parte, quindi avanti: chi intendesse sfidare il nostro estremismo sonoro e tematico, si faccia avanti.
Messor: Sacro e profano, relativamente. In maniera metaforica e scarna del Divino, se proprio. Personalmente sono una persona con un interesse concreto al Sacro ed al Divino, con una riluttanza crescente verso il profano, ma ciò può benissimo non rispecchiarsi in maniera coerente nel mio ruolo nei Deviate Damaen. La religione non è presente sotto alcuna forma spirituale, solo sotto forma storica e di presa per il culo; è invece presente un sentimento ancestrale e di appartenenza.
Il Cattivo Maestro